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lunedì 4 agosto 2008

Il guru

Mi hanno raccontato una cosa che mi ha fatto morire dal ridere. Poi però, tutte le volte che ho provato a ri-raccontarla, sono incappato nello scetticismo dell’ascoltatore. Io di fronte a una storia allegra o curiosa ho deciso di sospendere del tutto lo scetticismo, e di crederci per partito preso: intanto la realtà spesso supera anche le fantasie più sfrenate, e poi perché privarsi di una bella risata solo per fare mostra di essere uomini di mondo? Serve a qualcosa?
Dunque, la storia è questa: pare che qualche tempo fa il figlio di Al Bano, Yari, abbia fatto un viaggio in India, e ad un certo punto qualcuno gli abbia parlato di un grande guru, in odore di santità, che attirava folle oceaniche. Il guru si trovava in un posto lontanissimo e pare che Yari non sia particolarmente interessato alle filosofie orientali, ma… per una volta si lascia vincere dalla curiosità – in fondo in India non è che ci si torni tutti i giorni, e un guru è comunque una parte importante dello spirito del luogo – e decide di andare anche lui.
E quindi eccolo andare in stazione, salire su un treno indiano (che è un’esperienza mistica non inferiore all’incontro con il guru), sciropparsi un paio di giorni di sballottamenti, di olezzi e accalcamenti, e infine giungere nel posto dove il guru riceve i suoi devoti.
Naturalmente gli tocca mettersi in fila in mezzo a una turba oceanica di poveri, derelitti cenciosi, malati di varie malattie con prevalenza di lebbrosi, semplici turisti come lui e varia umanità. Sta in fila non meno di due giorni, dormendo in terra, all’aperto e acquisendo pian piano un aspetto del tutto simile a quello della turba di pellegrini locali, e infine arriva il suo turno: entra nell’antro del guru.
Solo che, giunto lì, non sa bene di cosa parlare: si guarda intorno, il sant’uomo se ne sta completamente immobile davanti a lui, silenzioso, la barba chilometrica, seminudo, completamente assente al mondo che lo circonda, lo sguardo perso davanti a sé.
Però ormai è lì, qualcosa deve pur dire, e attacca incerto: “Hi… My name is Yari Carrisi… I’am the son of a very famous italian singer…” e a questo punto, inopinatamente, il santone si riscuote dalla sua atarassia: alza gli occhi sull’interlocutore, lo fissa come se solo in quel momento si fosse reso conto di avere davanti un altro essere umano, si scosta i capelli per vedere meglio, tra i peli della barba spunta una bocca, parole vengono articolate… E finalmente echeggia nell’antro la domanda del guru: “Meeeeee….. ma davvero ‘u figliu ‘e Albano sei?”. Tutto in purissimo dialetto di Manfredonia, dove in una –come dire - precedente incarnazione, il sant’uomo aveva esercitato la professione di elettrauto…
E qualcuno ha il coraggio di stare a sindacare se è vera oppure no? Ma certo che lo è! E poi scusate, ma in un paese che è stato capace di credere che qualcuno era pronto a comprarsi l’Alitalia per amore di bandiera, chi può avere il coraggio di mettere in dubbio financo l’esistenza di Babbo Natale? E questa storiella, in fondo, è molto più plausibile di quelle che ci vengono ammannite tutti i giorni, con la massima serietà, dai nostri TG nazionali. E in più fa ridere, mentre i TG fanno piangere, o più spesso cag….O no?

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